A.bc |
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«Le vie dei canti sono dappertutto, anche qui davanti a noi. Vedi
quella montagna? Ce n’è una che passa su quella montagna.
Non le mettiamo su una mappa, ma sono nella nostra testa, le insegniamo
ai giovani. Vanno nel bush per mesi, a volte anche per anni, per imparare
dai padri, dagli adulti. Se un bianco va verso quella montagna, o da quell’altra
parte, nel deserto, a metà cammino può anche morire perché
può avere la radio o l’auto, ma non ha la capacità
di adattarsi. Noi invece sappiamo fare il fuoco, dove trovare l’acqua,
ripararci in una caverna, sopravviviamo sempre. Nei miei quadri io metto
questa conoscenza, quello che mio padre e mia madre mi hanno dato, i nostri
Sogni». Michael Nelson Tjakamarra è uno dei più importanti
pittori aborigeni. Da dietro gli occhiali scuri («devo proteggere
i miei occhi dal sole, senza non potrei dipingere»), mostra con
orgoglio il libro con le foto della sua infanzia, dei suoi luoghi, dei
suo quadri. Anni? «Non so, forse 57. Sono nato nel bush, qui vicino.
Noi non conosciamo bene la nostra età». È stato cacciatore
di bufali, camionista, mandriano, ha lavorato nell’esercito e come
impiegato, poi ha iniziato a dipingere. «Perché? Beh, perché
la gente costruisce case o lavora in ufficio? L’ho fatto e lo faccio
per fare soldi. È un lavoro. Sono molto fortunato. Sono diventato
un pittore famoso, nel mondo». Mostra divertito la mano sinistra:
«con questa mano dipingo, è la mano famosa»
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«The
Songlines are everywhere, even here, in front of us. Can you see that
mountain over there? There is a line that crosses that mountain. We don’t
put them on a map, but they are in our heads, we teach them to the young
generations; they go into the bush for months, years sometimes, to learn
from their fathers, from the adults. If a white man goes towards that
mountain, or to the other side, in the desert, he may die halfway because
he can have a radio, or a car,but he is not able to adapt to the environment.
On theother hand, we know how to lit a fire, where to find water, how
to find shelter in a cave, we can always survive. In my picture I put
this knowledge, what my father and my mother have given me, our Dreams».
Michael Nelson Tjakamarra is one of the most outstanding Aboriginal painters.
From behind his dark sunglasses, («I must protect my eyes from the
sun, without them I couldn’t paint»), he proudly shows the
book with the pictures of his childhood, his places, his paintings. Age?
I don’t know, maybe 57. I was born in the bush nearby. We don’t
really know our age». He was a buffalo hunter, a truck driver, a
herdsman, he worked for the army and as a clerk. Then he started to paint.
«Why? Well, why do people build houses or work in an office? I have
been doing it to make money. It’s a job, I’m very lucky. I’ve
become a world famous painter» he shows his left hand, amused: «This
is the hand I paint with, it’s the famous hand» |
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Michael Nelson davanti alla sua casa di Papunya, un insediamento aborigeno creato dal governo - nel deserto occidentale - trasferendo con la forza gruppi etnici diversi | Michael Nelson in front of his house in Papunya, an Aboriginal settlement created by the government - in the western desert - by forcing different ethnic groups together | |||||