Australia, sulle tracce di Chatwin venti anni dopo Le Vie dei Canti
Palazzo Ducale, Genova

Australia, on Chatwin's footsteps twenty years after The Songlines
Palazzo Ducale, Genoa












  La frontiera abita qui. Al margine superiore del continente rosso affacciato sull’Asia. In questa città che vanta più di 100 nazionalità, giovane e moderna perché ricostruita dopo la seconda guerra mondiale e le devastazioni del ciclone Tracy che la colpì terribilmente la vigilia di Natale del 1974. Un centro squadrato, ordinato e vivace, con supermercati, banche, grandi alberghi, posti per backpackers, ristorantini, e una miriade di case sparse nella vegetazione tropicale. Darwin è la capitale del Northern Territory, la gente che vive qui ha un’età media di 30 anni, cinque in meno di quella nazionale, e detiene il record mondiale del maggior consumo di birra pro-capite. Forse per il clima, caldo tutto l'anno, a volte umidissimo. Si sta molto all’aperto, per strada; anche le moltitudini di visitatori di passaggio tra il parco nazionale del Kakadu e il centro rosso di Uluru. Aaron ha 42 anni, contempla i giochi d’acqua della fontana dell’orto botanico di Darwin, sdraiato tra un ficus gigantesco e l’onnipresente albero della gomma. La bicicletta abbandonata a terra, il piccolo zaino sotto a far da cuscino, gli stivaletti accanto. Capelli chiari, occhi celesti, in viaggio. Per un attimo fa venire in mente il famoso ritratto che Lord Snowdon fece a Bruce Chatwin nel 1982, con gli scarponi e lo zaino sulle spalle, e che ha contribuito non poco all’edificazione del mito Chatwin scrittore-viaggiatore. Da dove viene? Da nessuna parte in particolare e, specularmente, non va in alcun luogo preciso. Non fugge da niente, evitando il clichè, prende distanza, cerca una misura “a metà della mia vita”. Indica l’orizzonte sul Mar di Timor, le isole al largo, l’annuncio dell’Indonesia e di Papua Nuova Guinea più in là. «Mi piace stare vicino alla frontiera, apre la mente. Un giorno ripartirò»  

The border lives here. At the upper edge of the red continent facing Asia. In this city that boasts more than 100 nationalities, young and modern because it was rebuilt after the Second World War and the devastation of the Cyclone Tracy which terribly struck it on Christmas Eve of 1974. A centre, orderly and lively, with supermarkets, banks, large hotels, places for backpackers, restaurants, and a myriad of houses scattered in tropical vegetation. Darwin is the capital of the Northern Territory, the average age of the people who live here is 30, five years younger than the national one, and the population holds the world record of highest consumption of beer per capita. Maybe because of the climate, warm all year round, sometimes very wet. They spend a lot of time outdoors, on the street; including the crowds of visitors in transit between the Kakadu National Park and the Red Centre of Uluru. Aaron, 42 years old, gazes at the water fountain in the Darwin Botanical Gardens, lying down in the grass between a gigantic ficus tree and a rubber tree. For a moment, with his bike left beside, his backpack as a pillow, the boots nearby, he recalls the famous portrait of Bruce Chatwin with the boots and a backpack on his shoulders that Lord Snowdon realized in 1982 and that contributed to the creation of the myth of the writer-traveller Chatwin. Where is he from? From nowhere in particular and, at the same time, he is not going to any specific place. He isn't running away from anything, avoiding clichés, he keeps his distance, he seeks a measure «in the middle of my life». He points at the horizon on the Timor Sea, the islands off the coast, the announcement of Indonesia and Papua New Guinea farther ahead. «I like staying close to the border, it opens the mind. One day, I’ll leave again»